Mercato del lavoro: punto della situazione
I dati per quanto riguarda le dinamiche del Mercato del Lavoro si confermano positivi, come sottolinea Veneto Lavoro con la pubblicazione del report periodico sull’andamento.
Il 2021 già aveva confermato le attese di una ripresa economica sostenuta dopo la crisi pandemica e anche nel 2022 si è confermato un trend di crescita dei posti di lavoro, seppur in un contesto di maggiori difficoltà legate alla pressione sui salari e alle tensioni dal lato della domanda da parte delle imprese.
Il Veneto ha partecipato a questi andamenti mostrando indici congiunturali e un andamento dei reclutamenti in analoga direzione rispetto alle tendenze che emergono dai dati nazionali: l’indice di crescita stimato a livello regionale risulta del +4,2% secondo Prometeia per il 2022. La ripresa è da attribuire soprattutto ad una fase di vivacità del mercato e si rispecchia nella riattivazione dei flussi in entrata ed uscita dal lavoro dipendente. I reclutamenti sono aumentati in modo significativo soprattutto nel primo semestre dell’anno e con risultati particolarmente buoni per le posizioni di lavoro a tempo indeterminato, trainati da un aumento di qualificazioni dall’apprendistato e stabilizzazioni dal tempo determinato.
Nel corso del 2022 il saldo tra assunzioni e cessazioni rilevato nel lavoro dipendente in Veneto risulta positivo e pari +29.000 unità, inferiore rispetto al dato rilevato durante il 2021, ma tornato su livelli vicini alla situazione pre-pandemica rilevata nel 2019. Il quarto trimestre del 2022, contraddistinto dagli andamenti ciclici negativi che caratterizzano la parte finale dell’anno, fa registrare un saldo delle posizioni di lavoro in essere pari a -44.800, in netto peggioramento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma leggermente migliore rispetto a quello registrato nel quarto trimestre del 2019. Le cessazioni invece sono state 235.300 e crescono del +7% rispetto al quarto trimestre del 2019.
Nel 2022 si è enfatizzata nel mercato del lavoro locale la specularità tra contratti a termine in perdita e rafforzamento del tempo indeterminato: a fronte di un bilancio negativo registrato per il tempo determinato (-5.000 posizioni nel lavoro) e per il somministrato (-3.100) si registra infatti un incremento per il tempo indeterminato di +8.700 unità. Un saldo, quest’ultimo, particolarmente positivo, inferiore solo ai livelli del 2015 e del 2019. L’apprendistato segna invece una nuova importante flessione (-1.400).
Dal punto di vista settoriale, il bilancio occupazionale registrato nell’ultimo anno è imputabile al comparto industriale per +15.700 posizioni, ai servizi per +13.100 e in maniera moto ridotta all’agricoltura.
La domanda di lavoro nell’industria con 35.600 reclutamenti (pari al 19% del totale) è cresciuta del +15% rispetto all’analogo periodo prima della pandemia; le assunzioni in agricoltura calano del -8%. Nel terziario i nuovi ingressi sono stati 144.300, in crescita del +11% sull’analogo periodo del 2019. I comparti dei servizi con il maggior numero di attivazioni contrattuali sono stati il turismo (31.600 assunzioni) e l’istruzione (26.400 assunzioni).
Per quanto riguarda il genere, il saldo annuo complessivo risulta migliore per gli uomini, con +16.300 posti di lavoro, anche se il volume complessivo delle assunzioni nel 2022 (rispetto alla dimensione preCovid) è cresciuto di più per le donne (+13% contro il +4% registrato per la componente maschile.
Le assunzioni di giovani presentano una lieve flessione sul 2019 (-1%) mentre i nuovi rapporti con lavoratori senior registrano un andamento particolarmente sostenuto (+18%); la classe di età centrale degli adulti segna una variazione del +13%.
Per quanto riguarda la questione relativa alle dimissioni, nel 2022 i lavoratori che si sono mossi nel mercato del lavoro lasciando volontariamente il posto di lavoro hanno raggiunto il livello più alto a partire dal 2008 con riferimento sia al volume registrato (in particolare +35% sul 2019 e +15% sul 2021), sia al peso sul totale delle cessazioni a tempo indeterminato (62% nel 2019 e 70% nel 2021). Il tasso di ricollocazione a 7 giorni osservato per l’ultimo anno è del 42% e sale al 56% se si estende l’intervallo temporale di osservazione all’intero mese successivo.
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